30-06-2019
Storytelling: perché la narrazione nelle organizzazioni
Tutte le organizzazioni raccontano. Sono comunità umane basate su discorsi umani che parlano di problemi umani (Levine, Locke, Searls 1999): Cluetrain manifesto.
Tutte le organizzazioni generano discorsi e racconti — spesso senza nemmeno saperlo — verso differenti interlocutori, interni o esterni.
Parlano dentro e fuori i propri confini per diversi e validi motivi.
Ma fondamentalmente comunicano per un’antica esigenza retorica: convincere l’altro a fare quello che noi desideriamo.
In sostanza, producono discorsi e racconti per orientare i comportamenti delle persone: Andrea Fontana.
Se queste persone sono clienti interni (dipendenti) i racconti tendono a:
- INFORMARE, di solito su politiche e prassi di lavoro;
- MOTIVARE, tendenzialmente per accettare nuovi cambiamenti;
- ORIENTARE, generalmente verso l’assunzione di certe modalità di comportamento;
- PERSUADERE, abitualmente ad assumere certi atteggiamenti interni;
- PROMUOVERE, molto spesso servizi interni (ritroviamo qui la logica del vecchio e caro marketing che da strumento esterno si ritrova a essere usato come dispositivo di motivazione interna).
Se le persone sono clienti esterni, le cose si modificano, ma non più di tanto. I racconti tenderanno infatti a:
- CONVINCERE a comprare i propri prodotti e servizi facendo leva su razionalità e logica;
- ENFATIZZARE le componenti emozionali dei prodotti e servizi (per manipolare l’impulso irrazionale di acquisto compulsivo);
- PERSUADERE nella legittimazione dei propri valori ideali.
E ovviamente, tutte le organizzazioni hanno un estremo bisogno di raccontarsi per poter sopravvivere e svilupparsi sui nostri mercati turbolenti, soprattutto in questo momento storico — dominato dall’economia immateriale — dove pare vincere o resistere chi è in grado di governare e raggiungere una supremazia nel mondo simbolico – discorsivo – narrativo.
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